Da “Gazzetta dell’Antiquariato”
Novembre 2014
Autore Piero Barba
Dall’inizio del secolo scorso i costruttori di giocattoli si cimentavano nella costruzione di automodelli di ogni materiale e scala, a carica, a volano o a batteria. Diversi costruttori (Lionel già nel 1912, Marklin nel 1934, le italiane Sila e Safar alla fine degli anni ’40) produssero anche delle piste elettriche che simulavano una competizione di automobili, ma erano giocattoli costosi, complessi e poco flessibili che ebbero un successo limitato.
La svolta arriva nel 1957 quando in tutti i negozi di giocattoli viene commercializzato il primo set della Scalextric.
Inizia una rivoluzione nel mondo del giocattolo che durerà 10 anni.
E’ nata la autopista elettrica, in Italia spesso conosciuta col nome della marca nazionale che la produceva. I ragazzi dicevano: “mi hanno comprato una Policar” .
Tutti i maschi italiani nati dal ’50 al ’70 ne hanno avuta una, ma poi spesso anche le loro sorelle partecipavano al gioco.
Le Origini
All’inizio fu Scalextric, un marchio Minimodel LTD. Il nuovo giocattolo nasce modificando un modello “Scalex” a carica dotandolo di motore elettrico, da cui il nuovo nome “Scalextric”. Inoltre, la macchina è predisposta a correre su di un’apposita pista, guidata da un perno o timone che corre nello slot, “fessura” che percorre tutta la pista. La macchina prende corrente da due binari adiacenti allo slot, a destra e a sinistra. Le macchine che corrono sulla pista sono internazionalmente conosciute come “slot car”.
In realtà, pare che la Minimodel non abbia inventato nulla, forse è stata preceduta dalla VIP di Guildford, quasi certamente questo gioco esisteva già in forma artigianale: sta di fatto però che la Scalextric ne ha intuito il potenziale e ha avuto la forza di farlo conoscere, ed è stato immediatamente successo in tutto il mondo.
I modelli del ’57 sono in latta (tinplate), nel ’61 Scalextric produce i primi modelli in plastica che funzionano meglio e danno ulteriore impulso allo sviluppo del gioco, durante gli anni ’60 il sistema si amplia sempre più: accessori, box, chioschi, casette, personaggi. E’ ormai possibile creare un vero circuito in miniatura.
Le altre fabbriche di giocattoli non stanno a guardare e producono autopiste elettriche molto simili (o in alcuni casi solo automodelli che potevano comunque essere utilizzati su piste di altre marche), in Italia la Policar e in seguito la National Toys, Unicar, Minidream, Mondial ecc., in Francia la Circuit24, GeGè, Monthlery, in Germania la Carrera (ex JNF), Stabo, Marklin, Fleischmann, in America Monogram, Revell, Cox, Russkit e molte altre, in Giappone Tamiya, Kogure, Midori sono solo alcuni dei protagonisti di questo successo planetario.
Fattore estremamente interessante è il forte grado di intercambiabilità dei modelli sulle piste, nel senso che sulla stessa pista potevano correre e competere tra loro macchine di marche diverse, consentendo ai ragazzi di portarsi la propria auto per andare a giocare con gli amici.
Gli adolescenti sono entusiasti: si tratta di un gioco fortemente interattivo, la guida è realistica, si possono organizzare gare e tornei. Col cronometro ci si può allenare e giocare contro se stessi, migliorando sempre di più. E’ sicuramente il gioco del decennio.
Il gioco si sviluppa con molte varianti, prima fra tutte la scala: esistono modelli in scala 1:87, 1:43 (pochi), 1:32 (tipica scala casalinga europea) e la regina delle scale l’1:24! Per chi non è pratico di modellismo, la scala esprime il rapporto dimensionale tra oggetto reale e modello, per cui un modello in scala 1:24 è più grande, ad esempio di un modello 1:32.
Per sfruttare al massimo il successo, le varie case produttrici mettono in commercio molte variazioni sul tema, dando prova di grande fantasia, specialmente in Italia. Nascono così piste per sulky, go-kart, bob (con pista bianca!) piste Disney con Paperino e Topolino, Batman e il Pinguino, Superman eccetera.
Sono il fortunato possessore di una pista Safar😊